Studio ERADICATE-AF: benefici della denervazione delle arterie renali associata alla ablazione transcatetere nei pazienti con fibrillazione atriale e ipertensione


Un tono simpatico aumentato contribuisce alla comparsa di fibrillazione atriale e di ipertensione,
La denervazione delle arterie renali è stata proposta come terapia dell’ipertensione arteriosa resistente ma i dati disponibili in letteratura sono deludenti.
L’ablazione transcatetere della fibrillazione atriale è invece divenuta una terapia consolidata nel trattamento di questa aritmia.
La denervazione sembra avere vari meccanismi potenzialmente antiaritmici.

Sulla base di questi presupposti è stato pianificato lo studio ERADICATE-AF, che ha valutato l’ipotesi che l’aggiunta della denervazione delle arterie renali potesse migliorare i risultati dell’ablazione transcatetere della fibrillazione atriale.

I pazienti sia con storia di fibrillazione atriale parossistica che storia di ipertensione, già in trattamento farmacologico e con valori pressori uguali o superiori a 130/80 mmHg, sono stati assegnati in modo casuale ad ablazione transcatetere della fibrillazione atriale, mediante isolamento delle vene polmonari con crioablazione, con o senza aggiunta della denervazione delle arterie renali.

L’endpoint primario dello studio era la libertà da recidive di fibrillazione atriale, in assenza di terapia antiaritmica, a 12 mesi.
Una recidiva di fibrillazione atriale, una seconda procedura ablativa o l’introduzione della terapia antiaritmica venivano considerati come fallimento della procedura.
L’endpoint secondario era rappresentato dall’andamento della pressione a 6 e 12 mesi di distanza.

Sono stati randomizzati 302 pazienti su 392. I valori pressori medi in entranbi i gruppi di studio erano 150/90 mmHg.
La stessa percentuale di pazienti nei due gruppi, 15.5% nella sola ablazione e 16.9% nell’ablazione più denervazione, è stata sottoposta all’ablazione dell’istmo oltre che all’isolamento delle vene polmonari.

L’endpoint primario si è verificato nel 56.5% dei pazienti trattati con la sola ablazione e nel 72% di quelli sottoposti anche a denervazione renale ( HR 0.57 a favore della denervazione, p = 0.006 ).

A 12 mesi dalla procedura la pressione sistolica si è ridotta in media di 3 mmHg nel gruppo ablazione e di 16 mmHg nel gruppo ablazione e denervazione, con una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi.

Analoga differenza statisticamente significativa è emersa per la diastolica che è stata ridotta di 2 mmHg e 11 mmHg nei due gruppi.

Il tasso di complicazioni procedurali ( 4.5 e 4.7% ), tutte connesse alla procedura ablativa, non è risultato differente tra i due bracci di trattamento.

Lo studio ha dimostrato che nei pazienti sintomatici per fibrillazione atriale parossistica trattati con ablazione transcatetere dell’aritmia e con una storia di ipertensione controllata in maniera subottimale dalla terapia farmacologica, l’aggiunta della denervazione delle arterie renali all’isolamento delle vene polmonari tramite ablazione transcatetere risulta in una significativamente aumentata probabilità di libertà dalla fibrillazione atriale a 12 mesi rispetto alla sola ablazione.
L’aggiunta della denervazione si associa inoltre a un miglior controllo della pressione arteriosa. ( Xagena_2020 )

Fonte: JAMA, 2020

Xagena_Medicina_2020