Intervento coronarico percutaneo: sanguinamento e complicanze ischemiche con Eparina non-frazionata e Bivalirudina


Scopo dello studio è stato quello di identificare un sottogruppo di pazienti ad alto rischio di sanguinamento o di infarto miocardico quando sottoposti a intervento coronarico percutaneo ( PCI ), e se questi pazienti possono trarre vantaggio dalla somministrazione di Eparina o di Bivalirudina ( Angiox ).

Lo studio ha riguardato 4.570 pazienti con malattia coronarica, arruolati nello studio Intracoronary Stenting and Antithrombotic Regimen: Rapid Early Action for Coronary Treatment, e assegnati in modo casuale a ricevere Bivalirudina o Eparina.

Gli endpoint primari erano l’incidenza in ospedale di sanguinamento maggiore e l’incidenza a 30 giorni di infarto miocardico.
Sanguinamento maggiore, infarto miocardico e sanguinamento più infarto miocardico si sono presentati in 140, 204 e 34 pazienti, rispettivamente.

L’età più avanzata, il sesso femminile, il più basso peso corporeo, il basso livello di colesterolo, l’intervento su lesioni multiple, le lesioni complesse, e la terapia con Eparina erano correlati indipendentemente ad aumentato rischio di sanguinamento.

L’intervento su lesioni multiple, l’angina instabile e il più basso peso corporeo sono risultati correlati in modo indipendente con l’aumentato rischio di infarto miocardico.

Rispetto all’Eparina, la Bivalirudina era associata a una riduzione del sanguinamento maggiore ( 3,1 versus 4,6; p= 0,008 ), soprattutto nei pazienti a basso rischio.
Una riduzione del rischio di sanguinamento era correlata inversamente a un aumento del rischio di infarto miocardico con Bivalirudina ( R= -0,61 ).

In conclusione, la Bivalirudina e l’Eparina non-frazionata hanno un effetto differenziale sul rischio di sanguinamento e infarto miocardico tra i vari sottogruppi di pazienti. ( Xagena_2009 )

Iijima R et al, Eur Heat J 2009; 30: 290-296



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XagenaFarmaci_2009