Pazienti con infarto miocardico: i beta-bloccanti possono rallentare il processo aterosclerotico a livello coronarico


Nei pazienti con infarto miocardico, i beta-bloccanti riducono l'incidenza di infarto miocardico ricorrente e di mortalità totale.

Non è noto se la riduzione delle recidive di infarto miocardico da parte dei beta-bloccanti sia dovuto alla diretta influenza sull'aterosclerosi coronarica.

Ricercatori della Cleveland Clinic negli Stati Uniti hanno valutato se la terapia con beta-bloccanti fosse associata a ridotta progressione dell'ateroma negli adulti con malattia coronarica nota.

Sono stati esaminati i dati di 4 studi che hanno impiegato l'ultrasonografia intravascolare ( IVUS ), e che hanno coinvolto 1515 pazienti affetti da malattia coronarica.

I pazienti che hanno fatto uso di beta-bloccanti ( n=1154 ) avevano una maggiore probabilità di presentare storia di infarto miocardico, angina e di ipertensione, rispetto ai pazienti non trattati con beta-bloccanti ( n=361 ).

Il cambiamento annuale stimato del volume dell'ateroma è risultato meno significativo ( statisticamente ) nei pazienti trattati con beta-bloccanti.
Dalle analisi univariate e multivariate, controllate per la storia di infarto miocardico, angina, ed ipertensione, il volume medio dell'ateroma si è ridotto di 2,4 mm3 all'anno nei pazienti del gruppo beta-bloccanti, rispetto ad una riduzione di 0,4 mm3 all'anno nei pazienti non trattati con beta-bloccanti ( p=0,034 ).

All'ultrasonografia intravascolare il volume dell'ateroma si è ridotto in modo statisticamente significativo, durante il periodo osservazionale, nei pazienti che hanno assunto i beta-bloccanti ( p<0,001 ), mentre non è stato osservato alcun cambiamento nei pazienti non trattati con beta-bloccanti.

Ulteriori aggiustamenti per i livelli di colesterolo LDL e per i farmaci assunti in modo concomitante, non hanno modificato i risultati.

Lo studio presenta il limite che i pazienti non sono stati assegnati in modo random alla terapia con beta-bloccanti. Inoltre non è noto se la velocità di progressione dell'aterosclerosi, rilevata dall'ultrasonografia intravascolare, sia in grado di modificare gli esiti cardiovascolari.
I dati dello studio, tuttavia, hanno indicato che i beta-bloccanti possono rallentare la progressione dell'aterosclerosi coronarica. ( Xagena_2007 )

Sipahi I et al, Annals 2007; 147:10-18



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XagenaFarmaci_2007