Intervento coronarico percutaneo: Caldaret riduce l’incidenza di grave disfunzione ventricolare sinistra nei pazienti con infarto STEMI


L’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) riduce il danno miocardico nei pazienti con infarto STEMI ( infarto miocardico con sopraslivellamento ST ).

Il danno alla riperfusione cellulare associato a carico di calcio può limitare il salvataggio miocardico.

In precedenza era stato mostrato ( studio CASTEMI ) che Caldaret, che modula il calcio miocardico quando somministrato prima dell’intervento di PCI nei pazienti con infarto STEMI, non modifica la funzione ventricolare sinistra residua.

Una sotto-analisi ha esaminato se Caldaret fosse in grado di ridurre l’incidenza di disfunzione ventricolare sinistra ( frazione d’eiezione ventricolare sinistra minore o uguale al 30% ) nei pazienti affetti da infarto STEMI sottoposti a intervento coronarico percutaneo.

Dei 387 pazienti arruolati nello studio CASTEMI, 239 presentavano dati alla SPECT al giorno 7 e 30 dopo infarto miocardico.

Al 30° giorno dopo l’infarto miocardico è stato riscontrato una significativa riduzione nell’incidenza di disfunzione ventricolare sinistra nei pazienti trattati con Caldaret a basso e alto dosaggio, rispetto al placebo ( 8%, 6.9% vs 17.5%; p<0.05 per i due confronti ).

Questa differenza era più pronunciata nei pazienti con infarto miocardico della parete anteriore e con flusso TIMI di grado 0/1. In questo gruppo, è stata osservata una riduzione del 52% nell’incidenza di disfunzione ventricolare sinistra già al giorno 7 dopo l’infarto ( p=0.026 ).

L’incidenza di una frazione d’eiezione ventricolare sinistra minore o uguale al 30% era significativamente ridotta tra il giorno 7 e il giorno 30 nei pazienti trattati con i due dosaggi di Caldaret ed era immodificata nel gruppo placebo.

In conclusione, il trattamento con Caldaret per via endovenosa nei pazienti con STEMI sottoposti a PCI primario, è associato a una significativa riduzione nell’incidenza di grave disfunzione ventricolare sinistra. ( Xagena_2009 )

Tzivoni D et al, Am J Cardiol 2009; 103: 1-4



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