L’Aspirina riduce il rischio di eventi cardiovascolari, sebbene gli effetti siano differenti tra uomini e donne
Sebbene i benefici della terapia con Aspirina nella riduzione del rischio di infarto miocardico, ictus e morte cardiovascolare negli uomini e nelle donne con preesistente malattia cardiovascolare siano ben definiti, il ruolo dell’Aspirina nella prevenzione primaria è meno chiaro.
Jeffrey S. Berger della Duke University a Durham e Colleghi hanno eseguito una meta-analisi sesso-specifica della terapia con Aspirina nella prevenzione primaria degli eventi cardiovascolari per meglio comprendere l’associazione tra sesso e la risposta al farmaco.
Sono stati identificati 6 studi clinici per un totale di 95.456 soggetti: 3 studi clinici contemplavano solo persone di sesso maschile, 1 studio solo persone di sesso femminile e 2 studi persone di entrambi i sessi.
E’ stato esaminato l’end point combinato degli eventi cardiovascolari maggiori ( morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale ).
Tra le 51.342 donne, ci sono stati 625 casi di ictus, 469 infarti cardiaci e 364 morti per cause cardiovascolari.
La terapia con Aspirina è risultata associata ad una riduzione del 12% negli eventi cardiovascolari e del 17% dell’ictus ( -24% nell’ictus ischemico ).
Non è stato osservato alcun significativo effetto sugli infarti miocardici e sulle morti cardiovascolari.
Tra i 44.114 uomini, ci sono stati 597 ictus, 1023 casi di infarto miocardico e 776 morti cardiovascolari.
La terapia con Aspirina è risultata associata ad una riduzione del 14% negli eventi cardiovascolari e nel 32% degli infarti miocardici.
Non c’è stato alcun effetto sull’ictus e sulla morte cardiovascolare.
Il trattamento con Aspirina ha comportato un aumento di quasi il 70% nel rischio di eventi di sanguinamento maggiore tra le donne e gli uomini.
L’assunzione di Aspirina in media per 6.4 anni ha prodotto un beneficio assoluto medio di circa 3 eventi cardiovascolari prevenuti per 1000 donne e di 4 eventi cardiovascolari ogni 1000 uomini.( Xagena_2006 )
Fonte: Journal of American Medical Association, 2006
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