Gli inibitori dell'HMG-CoA reduttasi riducono la mortalità cardiovascolare e la mortalità generale nei pazienti con cardiopatia dilatativa non-ischemica


Ricercatori del NHLBI ( National Heart and Blood Institute ) a Bethesda negli Stati Uniti, hanno esaminato se la terapia con inibitori dell'HMG-CoA reduuasi, noti anche come statine, fosse in grado di migliorare la sopravvivenza nei pazienti con insufficienza cardiaca secondaria alla cardiomiopatia dilatativa non-ischemica.

L’analisi è stata compiuta su 1024 pazienti, arruolati nello studio BEST ( Beta Blocker Evalutation of Survival Trial ). I pazienti soffrivano di cardiomiopatia dilatativa non-ischemica, classe NYHA III e IV, e frazione d’eiezione inferiore o uguale a 0.35.

Dopo aggiustamento per molti fattori è emerso che l’impiego delle statine, una classe di farmaci ipolipemizzanti, era indipendentemente associato a ridotta mortalità per tutte le cause ( hazard ratio HR = 0.38; p = 0.0134 ) e a ridotta mortalità cardiovascolare ( HR = 0.42; p = 0.037 ).

L’analisi dei dati ha mostrato che nei pazienti con insufficineza cardiaca moderata o grave dovuta a cardiomiopatia dilatativa non-ischemica, la terapia con statine all’ingresso era indipendentemente associata ad una ridotta mortalità per tutte le cause e mortalità cardiovascolare. ( Xagena_2007 )

Domanski M et al, Am J Cardiol 2007; 99: 1448-1450



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