Acomplia non rallenta la progressione della malattia coronarica


L’obesità addominale è associata ad anormalità metabolica e ad aumentato rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica.
Tuttavia, nessuna strategia di management dell’obesità ha dimostrato di rallentare la progressione della malattia coronarica.

Lo studio STRADIVARIUS aveva come obiettivo quello di determinare se la perdita di peso e gli effetti metabolici dell’antagonista selettivo del recettore cannabinoide di tipo1 ( CB1 ), Rimonabant ( Acomplia ), fosse in grado di ridurre la progressione della malattia coronarica nei pazienti con obesità addominale e sindrome metabolica.

Allo studio hanno preso parte 839 pazienti, arruolati tra il 2004 ed il 2005 in 112 Centri in Nord America, Europa ed Australia.

I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Rimonabant ( 20 mg/die ) oppure placebo ed hanno ricevuto counseling dietetico.

L’ultrasonografia intravascolare cardiaca è stata effettuata al basale ( n=839 ) e al completamento dello studio ( n= 676 ).

L’endpoint primario di efficacia era rappresentato dal cambiamento del volume percentuale dell’ateroma ( PAV ), mentre l’endpoint secondario era il cambiamento nel volume totale normalizzato dell’ateroma ( TAV ).

Il volume percentuale dell’ateroma è aumentato dello 0.25% nel gruppo Rimonabant contro lo 0.51% nel gruppo placebo ( p= 0.22 ), mentre il volume totale normalizzato dell’ateroma si è ridotto di 2.2 mm3 contro un aumento di 0.88 mm3, rispettivamente (  p=0.03 ).

I pazienti trattati con Rimonabant hanno presentato una maggiore riduzione della proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hs-CRP )  [ 50.3% ( – 1.3 mg/die ) versus 30.9% ( -0.9 mg/die )] ed un minore aumento dei livelli di emoglobina glicata ( 0.11% versus 0.40% ) ( p< 0.001 per entrambi i confronti ).

Gli effetti avversi psichiatrici erano comuni nel gruppo Rimonabant ( 43.4% versus 28.4%; p<0.001 ).

Dopo 18 mesi di trattamento, lo studio ha fallito nel mostrare un effetto del Rimonabant sulla progressione della malattia nell’endpoint primario ( volume percentuale dell’ateroma ), ma ha mostrato un favorevole effetto sull’endpoint secondario ( volume totale normalizzato dell’ateroma ). ( Xagena_2008 )

Nissen SE et al, JAMA 2008 ; 299: 1547-1560



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