Sicurezza cardiovascolare di Alogliptin nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio


Alogliptin ( Vipidia ) non ha aumentato il rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 con recente sindrome coronarica acuta.
Queste le conclusioni di una analisi post hoc di dati derivanti da EXAMINE, uno studio clinico di outcome sulla sicurezza cardiovascolare.

Le malattie cardiache e cardiovascolari sono la causa principale di morbilità e mortalità nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e sono responsabili di una percentuale compresa fra il 50% e l'80% dei decessi delle persone con diabete.
Pertanto è necessario che le terapie per il diabete controllino adeguatamente i livelli di glucosio senza avere impatto negativo sugli outcome cardiovascolari, quali l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca e la morte cardiaca.

Su The Lancet è stata pubblicata una analisi post hoc di dati derivanti dallo studio EXAMINE ( EXamination of CArdiovascular OutcoMes: AlogliptIN vs. Standard of CarE in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus and Acute Coronary Syndrome ), uno studio clinico di outcome sulla sicurezza cardiovascolare condotto a livello mondiale.

Un’analisi dei dati dello studio ha dimostrato che nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e recente sindrome coronarica acuta, l’inibitore della dipeptidil peptidasi 4 ( DPP-4 ) Alogliptin non ha aumentato il rischio di insufficienza cardiaca in confronto al placebo.
Rispetto a placebo ( n=201, 7.5% ), Alogliptin ( n=201, 7.4% ) non ha avuto effetto sull’endpoint esplorativo esteso post hoc composito di mortalità cardiovascolare e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( hazard ratio, HR=1.00, IC 95%, 0.82, 1.21 ).

In questo studio, i pazienti con storia di insufficienza cardiaca, precedente alla randomizzazione, hanno mostrato un rischio di insufficienza cardiaca più alto.

La sub-analisi ha mostrato che il rischio dell’endpoint composito di mortalità cardiovascolare e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca non aumentava con Alogliptin ( n=107, 13.9% ) in confronto a placebo ( n=120, 15.7% ) ( HR=0.90, IC 95%, 0.70, 1.17 ).

Inoltre nei pazienti senza storia di insufficienza cardiaca al basale, non si è verificato alcun aumento del rischio dell’endpoint composito di mortalità cardiovascolare e di ospedalizzazione per scompenso cardiaco con Alogliptin ( HR=1.14 [ 95% CI 0.85-1.54 ], p=0.337 ), in confronto a placebo, sebbene si sia verificato in questo sottogruppo di pazienti un piccolo aumento del numero assoluto di ospedalizzazione per scompenso cardiaco con Alogliptin rispetto a placebo ( 0.9% ).

Per questo studio, l’outcome di insufficienza cardiaca è stato analizzato in rapporto ai quartili dei valori di peptide natriuretico cerebrale ( BNP ) al basale e delle variazioni del N-Terminal proBNP ( NT-proBNP ) dal basale a sei mesi.
I pazienti nel quartile più alto di BNP al basale erano a più alto rischio di insuffienza cardiaca; comunque Alogliptin ( n=120, 17.5% ) non ha determinato un aumento del rischio dell’endpoint composito di mortalità cardiovascolare e ospedalizzazione di insufficienza cardiaca, rispetto a placebo ( n=121, 19.4% ) ( HR=0.90, IC 95%, 0.70, 1.16 ).
Coerentemente a questi risultati, la variazione dal basale a sei mesi di NT-proBNP tra Alogliptin e placebo non è stata differente, in questo sottogruppo di pazienti e nella popolazione complessiva.

Queste analisi post hoc di dati derivanti dallo studio EXAMINE hanno evidenziato che Alogliptin non aumenta il tasso composito di mortalità cardiovascolare e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca in confronto a placebo in questa popolazione di pazienti con diabete mellito ad alto rischio.

Lo studio EXAMINE è stato disegnato per valutare la sicurezza cardiovascolare di Alogliptin ( in aggiunta alla terapia standard ) in confronto a placebo ( in aggiunta alla terapia standard ) nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e recente sindrome coronarica acuta.
L’endpoint primario composito dello studio EXAMINE ( mortalità cardiovascolare, infarto del miocardio non-fatale e ictus non-fatale ) ha stabilito la non-inferiorità di Alogliptin in confronto a placebo in aggiunta alla terapia standard, non mostrando aumento del rischio cardiovascolare in una popolazione di pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari.
Hanno preso parte allo studio EXAMINE 5.380 pazienti con diabete mellito di tipo 2 con sindrome coronarica acuta nei precedenti 15-90 giorni.

L’endpoint primario dello studio EXAMINE di non-inferiorità in confronto a placebo in aggiunta alla terapia standard è stato raggiunto.
Non è stato infatti evidenziato alcun aumento del rischio cardiovascolare in una popolazione di pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari, valutato con l’endpoint composito di mortalità cardiovascolare, infarto del miocardio non-fatale e ictus non-fatale.
L’endpoint primario si è verificato in percentuali simili nei gruppi trattati con Alogliptin e con placebo ( 11.3% dei pazienti del gruppo Alogliptin versus 11.8% dei pazienti del gruppo placebo in un periodo di follow up medio di 18 mesi; HR, 0.96 ).

Nel gruppo trattato con Alogliptin, il 71.4% dei pazienti ha ricevuto 25 mg, il 25.7% ha ricevuto 12.5 mg e il 2.9% ha ricevuto 6.25 mg al giorno.
Il dosaggio di Alogliptin è stato aggiustato in base alla funzionalità renale valutata mediante la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ), calcolata con la formula Modification of Diet in Renal Disease.
Per valori di eGRF uguali o superiori a 60 ml/min/1.73 m2 Alogliptin è stato somministrato al dosaggio di 25 mg al giorno; per valori di eGRF inferiori a 60 ml/min/1.73 m2 al dosaggio di 12.5 mg al giorno; e, infine, per valori di eGFR inferiori a 30 ml/min/1.73 m2, i pazienti venivano trattati con un dosaggio di Alogliptin pari a 6.25 mg al giorno.

L’interruzione prematura del farmaco in studio è stata simile nei gruppi con Alogliptin e placebo ( 20.9% dei pazienti del gruppo Alogliptin vs 22.6% del gruppo placebo ).

La durata media di esposizione al farmaco è stata di 533 giorni ( scarto interquartile da 280 a 751 giorni ).

Al termine dello studio la variazione media dal basale di emoglobina glicata ( HbA1c ) è stata di -0.33% e 0.03% nei gruppi trattati rispettivamente con Alogliptin e placebo, e la differenza della media quadratica minima di HbA1c fra Alogliptin e placebo è stata -0.36% ( IC 95%, -0.43, -0.28, p inferiore a 0.001 ).

Nell’analisi dei singoli eventi dell’endpoint primario, gli hazard ratio erano coerenti con il risultato complessivo. Gli hazard ratio per la mortalità per tutte le cause e la mortalità cardiovascolare erano coerenti con l’endpoint composito primario.

Alogliptin è un inibitore DPP-4 per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 negli adulti in aggiunta a dieta ed esercizio fisico.
Gli inibitori DPP-4 rallentano l’inattivazione degli ormoni incretinici GLP-1 e GIP. Ne risulta che un numero più elevato di incretine attive permette al pancreas di secernere Insulina attraverso un meccanismo glucosio dipendente, ottenendo così un miglior controllo glicemico.

Alogliptin è stato approvato in monoterapia e anche in combinazione a dosaggio fisso con Pioglitazone e Metformina per il trattamento di adulti con diabete mellito di tipo 2 in aggiunta a dieta ed esercizio fisico. ( Xagena_2015 )

Fonte: Takeda, 2015

Xagena_Medicina_2015