La rivascolarizzazione fuori dal protocollo non è correlata alla perdita di beneficio sintomatico nei soggetti con infarto di un'arteria occlusa


Lo studio OAT ( Occluded Artery Trial ) ha rilevato che l'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) tardivo di routine ( 3-28 giorni dopo infarto miocardico ) di un'arteria occlusa correlata all'infarto non ha ridotto la morte, la possibilità di un altro infarto o l'insufficienza cardiaca rispetto alle cure mediche.
I tassi di angina sono stati più bassi con l'intervento coronarico percutaneo precoce, ma il vantaggio rispetto alle cure mediche è stato perso in 3 anni.

E' stato valutato se la procedura di rivascolarizzazione fuori dal protocollo nelle cure mediche fosse in grado di spiegare la perdita del vantaggio sintomatico iniziale della procedura PCI.

Il 7% in più dei pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo sono risultati liberi da angina a 4 mesi ( P minore di 0.0001 ) e il 5% a 12 mesi ( P=0.005 ) con una riduzione della differenza all’1% a 3 anni ( P=0.34 ).

La rivascolarizzazione fuori-protocollo è stata più frequente nelle cure mediche ( 5 anni, 22% vs 19% PCI, P=0.05 ).

Le indicazioni per la rivascolarizzazione hanno incluso sindromi coronariche acute ( 39% PCI vs 38% trattamento medico ), angina stabile/ischemia inducibile ( 39% in ciascun gruppo ) e le preferenze del medico ( 17% PCI vs 15% trattamento medico ).

I tassi di rivascolarizzazione tra i pazienti con angina in qualsiasi momento durante il follow-up ( 35% della coorte ) non sono stati diversi per i gruppi di trattamento ( 5 anni, 26% PCI vs 28% trattamento medico ).

La maggior parte dei pazienti sintomatici non sono stati sottoposti a rivascolarizzazione durante il follow-up ( 77% ).

In conclusione, in un ampio studio clinico randomizzato su pazienti stabili post-infarto miocardico, il modesto beneficio sull'angina dato dall'intervento coronarico percutaneo di un'arteria occlusa infarto-correlata è stato perso in 3 anni.
La rivascolarizzazione è stata leggermente più comune nei pazienti in terapia medica durante il follow-up, ma non è stata guidata da ischemia acuta, e quasi 1 su 5 procedure sono state attribuite alle sole preferenze del medico. ( Xagena_2011 )

Devlin G et al, Am Heart J 2011; 161: 84-90



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Cardio2011